‘All you can eat’ che tentazione!

Per chi non è abituato a mangiare ascoltando i segnali di fame e sazietà del proprio corpo, il mondo là fuori è spesso più croce che delizia: oltre ad essere un dispenser di consigli imperdibili e di diete perfette – più nell’apparenza che nella sostanza se sei qui a leggermi –, è anche un generoso erogatore di tentazioni.

Una di queste è sicuramente il ristorante con la popolarissima formula buffet all you can eat, in cui puoi mangiare fin che vuoi – o meglio, ben più di quello che vuoi –, tutto ciò che prevede il menu e a un costo fisso.

Di fronte a questi buffet, allettati da tanta varietà e convenienza ci ritroviamo a procedere lungo l’infinito banchetto prendendo un po’ di questo e un po’ di quello in balia dei nostri succhi gastrici e del “Cosa prendo? Cosa lascio? Come scelgo? Faccio il bis?”, per arrivare immancabilmente a mangiare ben più del solito, con troppo cibo sullo stomaco e troppi sensi di colpa sul cuore.

Perché mangiamo di più all’ All you can eat?

Tre sono le principali ragioni per cui di fronte a tanta abbondanza di scelta a poco prezzo ci appesantiamo stomaco e cuore:

  • La varietà fa aumentare l’appetito fisicamente, emotivamente e mentalmente. Di fronte alla varietà la nostra biologia è progettata per ‘approfittarne’: arriviamo a mangiare fino al 70% in più quando disponiamo di assortimento di cibi. E questo sia per una reazione insulinica sia per una reazione emotiva (”Ehi, ma hai visto quanti cibi appetitosi?”). A questo poi si aggiunge l’effetto novità di quei cibi che “se non li mangio qui, dove?”, e il fatto che a casa tu quei piatti non sapresti da che parte partire (o non vorresti proprio partire) per cucinarli. E poi, vuoi mettere, il piacere intellettuale di conoscerti meglio attraverso l’esperienza di un nuovo piatto?

  • C’è il desiderio di spendere bene il proprio denaro. Se di solito ti mangeresti un’insalata o poco altro, qui non puoi più, a meno di non darti dell’imbecille. in te prende il via una triste contrattazione mentale in cui, da una parte ti dici: «Sono pienə zeppə ma non mi sembra di aver mangiato abbastanza per quel che ho pagato», e dall’altra controbatti: «Che importanza ha la spesa? Se mangio troppo, più tardi me ne pentirò». E parte di questa partita mentale deriva proprio dal nome stesso “all you can it”, che sembra quasi sottintendere una sfida a mangiare fino a scoppiare.

  • C’è il timore infantile di non mangiare abbastanza. Spesso le nostre abitudini in età adulta sono frutto delle raccomandazioni e dei timori che abbiamo vissuto da bambini. Il pulire il piatto per non venir sgridati, il mangiare prima che la mamma sparecchiasse, o il disputarsi il poco cibo tra fratelli di ieri, possono essere il motivo per cui oggi, pur non dovendo più obbedire alla mamma o combattere contro la povertà, di fronte all’abbondanza ci ritroviamo a mangiare ben più di quanto il nostro corpo necessiti.

Mi conviene davvero l’All you can eat?

Michael Pollan, illustre giornalista americano autore de “Il dilemma dell’Onnivoro” dice: Il cibo a basso prezzo è un’illusione, non esiste. Il vero costo del cibo alla fine viene pagato da qualche parte. E se non lo paghiamo alla cassa lo paga l’ambiente. O la nostra salute“.

Son d’accordo con lui, e in particolare pensando agli All you can eat, da quanto abbiamo detto sopra è evidente che quella che viene attentata non è solo la nostra salute fisica: non credi anche tu siano ambienti che favoriscono la frustrazione e il senso di fallimento?

Chiediti: «Perché ci voglio andare?»

Forse perché, lì per lì, credi siano luoghi divertenti ed economicamente vantaggiosi, ma se ti fermi un attimo e dedichi piena attenzione a ciò che vivi quando sei lì a farne esperienza, puoi ancora dire lo stesso?

Un ristorante in cui vieni incoraggiatə a fare bis e ter è davvero divertente o serve solo a farti sentire pienə di sensi di colpa e a disagio?

Nonostante tutte queste considerazioni non riesci a dire di no all’ All you can eat?

Bene, il mio intento non era di certo quello di trasmetterti una (l’ennesima) prescrizione, ma piuttosto quello di darti spunti su cui riflettere per compiere scelte sempre più rispettose del tuo bene.

E rispettare questo bene parte innanzitutto dal rispettare il tuo bisogno attuale. Quindi, nella tua prossima esperienza con il buffet, fai semplicemente buon uso di queste nuove consapevolezze per stare più a contatto con te stessə, e se pensi che in quell’occasione possa farti comodo avere qualche dritta in più per vivere l’abbondanza di scelta con meno ansia e più piacere, dai un’occhiata alle risorse della mia prossima newsletter.

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Questa settimana nel Dispensario trovi: alcuni semplici suggerimenti per evitare di ingozzarti ai buffet e una lettura con cui guarderai all’All you can eat con scienza e… demenza ;-)

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So distinguere la fame emotiva dalla fame fisica?

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Basta solo un po’ di forza di volontà