Golosità: impariamo a contenerla conoscendola
Quante volte, non riuscendo a smettere di mangiare un cibo, ci diciamo che è tutta colpa della gola?
È una colpa che diamo per scontata, e non per caso direi, vista la storia ormai millenaria di questa credenza: risale infatti al Medioevo, tempo di fame e carenza, la condanna della golosità a peccato capitale meritevole del terzo girone dell’Inferno dantesco.
Oggi, tempo di abbondanza e consumi, se è vero che la morale non ha più così tanto mordente su di noi – quantomeno non tanto da farci temere di finire in un fango maleodorante, a vagare sotto la tempesta con destinazione le grinfie di Cerbero –, è però altrettanto vero che essere golosi vuol dire infrangere i canoni estetici e le pressochè immancabili prescrizioni dietetiche.
Ma è davvero tutta colpa della gola se mangiamo più del necessario?
È certo innegabile che il piacere giochi un ruolo importante nel cosa, quanto e quando mangiamo, poiché senza il piacere non saremmo motivati a ripeterci nel comportamento per noi fondamentale del nutrirci, ma questo non vuol dire che, se fosse per la nostra gola, continueremmo a provare piacere all’infinito, con la stessa intensità, e che solo un qualcosa di esterno a noi – tipo la porzione, o il bottone dei pantaloni che salta –, può salvarci da noi stessз.
In realtà, quelle papille che tanto condanniamo possono essere la nostra salvezza. E questo perché ciò che noi chiamiamo golosità è per lo più frutto della nostra persa capacità di sintonizzarci con i segnali del corpo, e conseguenza del nostro frequente desiderio di rincorrere il sapore del primo boccone o del gusto che vorremmo avesse il cibo che mangiamo.
Se fossimo pienamente sintonizzati su ciò che ci dicono le nostre papille, non andremmo immancabilmente nell’eccesso.
Come funzionano le papille gustative
Innanzitutto, tanto più hai fame e tanto più il cibo ti sembra più buono, e questo perché le papille gustative, in questa condizione fisiologica, sono attivate al massimo.
Continuando a mangiare, però, le papille gustative si stancano, e lo fanno anche abbastanza presto: più rapidamente se sei meno affamatə e più lentamente se lo sei molto. Infatti, se presti piena attenzione al gusto che senti, ti accorgerai che il cibo ha un sapore migliore all’inizio rispetto alla fine del pasto.
Le papille gustative possono rilevare cinque tipi di segnali: dolce, acido, amaro, salato e umami (parola giapponese che significa “gusto delizioso” e che corrisponde al gusto dell’acido glutammico, spesso associato al glutammato monosodico, un suo derivato). Pertanto, la sensazione dei sapori può salire e scendere nel corso di un pasto, perché i diversi sapori risvegliano risposte diverse ai gusti. Ma comunque, per quanto un cibo possa essere piacevole all’inizio, le papille gustative sono capaci di provare e registrare i sapori appieno solo per un breve periodo. Quando sono stanche, non vengono stimolate ancora tornando a mangiare quel cibo.
Come contenere la golosità
Visto come funzionano le papille, se vuoi contenere gli effetti della golosità, innanzitutto, impara a non inseguire il sapore, a non mangiare continuamente per tentare di ricatturare il piacere dei primissimi bocconi: è impossibile. Sfrutta questa nuova consapevolezza per non obbedire al pensiero che ti dice: «Ancora…ancora… ancora», e piuttosto trai la massima soddisfazione da ciò che mangi, masticando lentamente e con piena attenzione, per catturare tutte le sfumature di sapore del singolo boccone.
Puoi ritrovarti a mangiare una fetta di torta di mele con il desiderio di risentire in bocca il sapore dell’indimenticabile torta di nonna, e non accorgerti che quel desiderio ti sta portando lontano dalla torta che stai mangiando ora. A prestare piena attenzione a ogni boccone, è davvero meritevole di ogni morso? Potresti semplicemente aver bisogno di stare un po’ fra te e te per riempirti il cuore ricontattando le coccole della nonna e poi ritornare a sentire le sensazioni che la torta del qui e ora ti dà: potresti scoprire che non è buona come sembrava prima che nutrissi un po’ la tua fame del cuore e che due o tre bocconi sono più che sufficienti.
Inoltre, poiché le papille sono tanto più attive quanto più hai fame, cerca di non ritrovarti a tu per tu con il cibo che ti fa sbavare più di un San Bernardo, quando hai lo stomaco vuoto.
In ogni modo, il segreto per concederti un’esperienza alimentare equilibrata passa sempre dal dedicare a tale esperienza la tua piena attenzione.
Senza questa attenzione ti perdi buona parte del piacere, ti senti soddisfattə a metà e continui a cercare nella quantità ciò che invece, se solo osassi sfidare ciò che è stato veo fino ad oggil’abitudine del “così ho sempre fatto” o peggio del “”, potresti trarre da un’esperienza di pieno contatto con la qualità.
E allora che ne dici di imparare ad essere un po’ più presente alle tue sensazioni del gusto?
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Questa settimana nel Dispensario trovi: un esercizio per allenarti a misurare il tuo gusto e una lettura per scoprire cosa influenza le tue preferenze e la tua percezione del gusto.