Ho fretta: se riesco mangio veloce, se no, salto proprio

Tanto più le nostre giornate sono piene e tanto più tendiamo ad accelerare ma, come diceva Gandhi: «Vivere non significa solo accelerare».

Accelerare vuol innanzitutto dire essere proiettatз nel futuro, puntando lo sguardo su ciò che manca anziché su ciò che concretamente c’è ora. Inseguiamo il benessere sempre aspettandoci che arriverà domani, a volte confidando in una grazia, ma il domani non può che essere il frutto di ciò che mettiamo nel nostro oggi.

E se guardiamo a come stiamo con il cibo, la fretta cosa mette nel nostro oggi?

Mangiare velocemente

Per fretta ci possiamo ridurre a trangugiare un panino come fossimo un pitone che inghiotte il suo topo intero – non è una bella immagine di te vero? Ottimo, chissà che non prevenga la tua prossima tentazione bestiale 😉 –, e la cosa non ci rende un buon servizio.

Mangiare a grandi bocconi masticando poco riduce il tempo di digestione in bocca. E quando il cibo non resta per sufficiente tempo nel cavo orale ci perdiamo i segnali della sazietà del gusto, una componente molto importante della sazietà. In particolare, ci perdiamo una parte del segnale di stop all’assunzione del cibo, e finiamo con l’assumere una porzione più grande di quella che, a parità di fame, il nostro corpo ci chiederebbe se mangiassimo con calma.

Inoltre, la masticazione è una parte fondamentale del processo digestivo: più il cibo viene frantumato bene in bocca e più questo sarà facilmente aggredibile da enzimi e succhi gastrici nello stomaco e intestino. Saltare questo passaggio significa quindi aumentare la probabilità di digerire male e di sentirsi appesantitз.

Il nostro cervello ha bisogno di una ventina di minuti dall’inizio del pasto per realizzare che siamo sazi e che è ora di posare coltello e forchetta. Ma se noi non gli diamo questo tempo, il segnale di stop che seguiamo non è più quello che arriva dal cervello ma quello che arriva dallo stomaco, o meglio, dal bottone dei pantaloni che salta.

Se non ci alleniamo, fin da oggi, a rallentare la masticazione, come pensiamo di poter arrivare a un domani in cui sappiamo percepire la corretta sazietà e siamo liberi dallo sgradevole senso di eccessiva pienezza?

Saltare i pasti

La fretta ci può anche portare a saltare a piè pari i pasti.

Come sempre è la dose che fa il veleno e allora, un conto è ritrovarsi una tantum a dover gestire un’emergenza e non riuscire a mangiare pur avendo fame, un conto è ridursi per esempio a tagliare regolarmente il pranzo.

Quando sono gli orari di lavoro, gli impegni familiari, la pressione sociale, ma del resto anche le mode alimentari o i problemi economici, a dettare il quando mangiare, i fantastici piani di benessere che la nostra mente ha architettato senza ascoltare minimamente il nostro corpo – il principale destinatario di quel mangiare, ricordate? –, potrebbero rivelarsi pericolosi per la nostra salute.

Uno studio su più di 24000 adulti ha individuato una correlazione tra il limitarsi a un solo vero pasto giornaliero e l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari.

Anche la pratica del digiuno intermittente, per anni ritenuta salutare sulla base di studi sui topi, oggi è messa in discussione da nuovi studi sull’uomo.

Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisora scientifica per Fondazione Umberto Veronesi, afferma infatti che stando ai più recenti studi sull’uomo, il digiuno può avere effetti controproducenti: rallenta il metabolismo, influisce in maniera negativa sul ritmo circadiano e sulla produzione di ormoni, e può portare a malnutrizione.

Insomma, tutto ci porta a dire che, se vogliamo stare bene, dobbiamo assecondare le necessità del nostro corpo quando si presentano, e non quando gli impegni o i precetti – come sempre veri fino a prova contraria –, ci concedono di fare.

Se proprio vogliamo coltivare un’urgenza, facciamo che sia quella di mettere nella nostra quotidianità, fin da oggi, un nuovo valore: la lentezza.

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Piuttosto che non far niente… mangio!