Perché non riesco a dimagrire?
Se mi viene fame ogni tre per due non è perché sono debole di carattere ma perché nella biochimica che regola il mio senso di fame e sazietà qualcosa si è inceppato.
Come ho già spiegato nel mio articolo sulle calorie non è che la possiamo fare troppo semplice e dire che ingrasso se mangio di più e dimagrisco se mangio di meno. E questo perché il nostro tessuto adiposo è tutto fuorché un contenitore passivo abbandonato a sé: infatti la nostra detestata ciccia è un vero e proprio organo, e come tale risponde a ben precisi segnali ormonali. La nostra massa grassa obbedisce in particolare ai comandi ricevuti dall’insulina.
L’insulina, prodotta dal pancreas in risposta al cibo, ha il compito di distribuire i nutrienti (carboidrati, grassi e proteine) in tutto il corpo e, in caso di eccesso, accumularli come scorte. Il suo obiettivo è quello di garantirci che a ogni pasto si depositino scorte sufficienti a farci sopravvivere fino al pasto successivo.
I grassi sono la nostra riserva energetica per eccellenza e l’insulina li protegge a oltranza, incarcerandoli letteralmente nel tessuto adiposo. In pratica, fino a che ci sono alti livelli di insulina nel sangue il nostro metabolismo si dice: «Ci sono un sacco di nutrienti nel sangue, non serve che intacchi le scorte!».
Tutto questo, in soldoni, implica che se voglio dimagrire devo avere bassi livelli di insulina.
E qui arriva il bello. Chi governa principalmente i livelli di insulina nel sangue?
Facciamola a indovinello (pure in rima): chi ti insegue in ogni dove e in ogni quando e sa esser semplice e dolce ma, all’occorrenza, anche composto e, diciamo, ‘inamidato’?
Chi se non i carboidrati?! Vedi, te lo dicevo che non è il grasso che fa grasso!
A guardarci intorno, in un modo o in un altro – se non è una bibita zuccherata o un dolcetto lo sono il pane, la pizza e i mille prodotti industriali confezionati –, la nostra società pare reggersi sui carboidrati (i valori erano di moda nella preistoria), e così sale spontanea una domanda: « Scusa Natura, ma non è che sei stata un tantino cattivella a dotarci di questo ormone? A me pare un poco sadico»
Ecco, no, la natura ha fatto tutto a regola d’arte. Purtroppo è l’uomo che, nell’ignoranza della sua bellezza e in nome di quello che ha chiamato progresso ha svenduto la sua salute e quella del pianeta.
La natura ci ha fatti per funzionare nella natura, infatti non a caso, fino a che l’industria alimentare non ha completamente glassato il nostro panorama potevamo fidarci del nostro appetito e del nostro senso di sazietà. Prima dell’invasione dei prodotti altamente elaborati e a lunga conservazione (tutti cibi prontamente rimpinzati di zuccheri aggiunti), questi segnali rispecchiavano fedelmente il nostro livello energetico: se avevamo fame era perché c’era un calo da sopperire, se non avevamo più fame era perché il nostro organismo aveva ripristinato il suo stato di equilibrio.
A quei tempi, prima del boom dell’industria alimentare, il meccanismo di cui ci ha dotato l’evoluzione funzionava perfettamente, e questo perché i nostri livelli di insulina erano ben più bassi di quelli su cui ci stiamo tristemente attestando oggi.
Ed erano bassi perché lo zucchero era quello naturalmente contenuto nella frutta e nella verdura, e dunque in qualità e quantità che nulla avevano a che spartire con quanto oggi addolcisce e inamida le nostre vite.
Infatti, pensa che, nel giro di due secoli il consumo pro capite di zuccheri aggiunti negli Stati Uniti e nell’occidente industrializzato è aumentato in media di circa il 1700% (Guyenet, 2012). E – se mai ti venisse il dubbio –, no non ho sbagliato a digitare, è proprio 1700%.
Oggi con quattro pasti zuccherini al giorno siamo in grado di provocare picchi di insulina che, ahimè, si mantengono elevati per quasi tutta la giornata (fino a 18 ore su 24). A lungo andare, il condurre uno stile di vita non sano, fatto di reiterate diete ‘fai da te’ e sedentarietà può portare a sviluppare una condizione detta insulinoresistenza (per approfondimenti ti consiglio questa lettura).
Chi soffre di questa condizione non solo continua a ingrassare, ma non riesce neanche a dimagrire, perché l’insulina costantemente in circolo non svolge più correttamente la sua funzione: da un canto non riesce più a far entrare adeguatamente i nutrienti nelle cellule, e dall’altro impedisce alle scorte di grasso di venir intaccate. Ecco che allora l’organismo, non potendo attingere energia dalle riserve, riduce i consumi e attiva il meccanismo della fame. E se alla fame si risponde con qualche altro carboidrato, ecco che il circolo vizioso continua.
Tutto questo ci conferma che perdere chili in eccesso non è questione di privazioni e attività fisica estreme quanto piuttosto un fattore di regolazione del metabolismo: metabolismo dei grassi che puoi rimettere in forma mangiando meno zuccheri.
Meno zuccheri che non vuol dire zero zuccheri.
Meno zuccheri vuol dire compiere scelte ispirate ai principi di qualità, varietà e moderazione, in cui:
dai la tua preferenza agli zuccheri naturali della frutta anziché alle bevande zuccherate,
prediligi i cereali integrali a quelli raffinati, e
lasci sempre più spesso sullo scaffale del supermercato qualunque prodotto a lunga conservazione che contenga un qualche zucchero aggiunto.
Ti è piaciuto questo articolo e vuoi imparare a riconoscere alcuni dei trucchi con cui l’industria alimentare ti fa mangiare più zuccheri di quanto pensi?
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Questa settimana nel Dispensario trovi: un approfondimento sugli inganni relativi agli zuccheri aggiunti nei prodotti confezionati, e una lettura per imparare a interpretare le etichette e così fare i tuoi acquisti, alimentari e non, con maggior consapevolezza.